La frase del mese...

“Ma i moralisti han chiuso i bar e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori: è bello ritornar "normalità", è facile tornare con le tante stanche pecore bianche! Scusate, non mi lego a questa schiera: morrò pecora nera!” (Francesco Guccini)

sabato 1 marzo 2008

Tre DNA per un embrione, passi da gigante !


Sfogliando quotidiani e periodici o navigando sul web durante l’ultima settimana, vi sarete sicuramente confrontati con titoli di testa del tipo: “Un figlio procreato da tre genitori”, “Tre genitori per un embrione”, “Creato un embrione umano da un uomo e due donne” o addirittura “Figlio di un’ammucchiata ante litteram”. Sarebbe forse stato troppo chiedere ai giornali di fornire ai propri lettori maggiori informazioni sullo "stato dell'arte" della prevenzione "reale" di questo tipo di malattie mitocondriali, nonchè maggiori dettagli sul piano medico e genetico, invece che enfatizzare l’ennesimo “schiaffo” alla moralità? Forse sarebbe stato troppo anche attendersi qualche commento critico circa le problematiche psicologiche legate all'utilizzo di questo tipo di tecnica ?

Probabilmente avremmo preteso troppo, impedendo alla notizia di fare scalpore e suscitare lo sbizzarrirsi della critica. Dopo aver preso atto dell’incompletezza che ha caratterizzato il diffondersi della notizia, crediamo sia utile permettere ai nostri lettori di valutare "in toto" lo studio effettuato a Newcastle. Partiamo dall’informazione: I ricercatori inglesi hanno condotto il loro esperimento su 10 embrioni di scarto provenienti da trattamenti di fertilizzazione in vitro. Da questi embrioni hanno prelevato il nucleo contenente il materiale genetico del padre e della madre (affetta da una malattia mitocondriale) per poi impiantarlo in un ovulo donatore, in cui il Dna era stato completamente rimosso, ad eccezione dei geni che controllano lo sviluppo del mitocondrio.

Risultato: gli embrioni si sono sviluppati normalmente e in test condotti sui topi hanno mostrato che sebbene contengano il materiale genetico di tre soggetti, il Dna dell'ovulo del donatore influenza soltanto lo sviluppo del mitocondrio e nessun'altra caratteristica del nascituro. Una grande conquista per il mondo medico; se messa in atto, infatti, la tecnica annullerebbe la trasmissione genetica delle malattie mitocondriali. Ma qualcuno di voi ha mai sentito parlare di malattie mitocondriali o di possibilità di cura delle stesse? Probabilmente non si tratta di un argomento riguardante la popolazione dedita alla critica, interessa piuttosto i soggetti affetti dalle suddette patologie e principalmente la loro prole dato che, purtroppo, tutte le sindromi mitocondriali ereditarie non sono ancora oggetto di cura con le nuove tecniche d'impiego delle staminali.

Le affezioni del mitocondrio, appunto, sono un gruppo di circa 50 malattie essenzialmente di tipo neuromuscolare, caratterizzate da una degenerazione a livello neurologico e muscolare, possono anche provocare rarissime forme di cecità e di sordità, e una rara forma di diabete, oltre l'epilessia. Gli sviluppi della ricerca scientifica e le possibilità di manipolare le strutture biologiche di un essere umano nelle fasi più delicate del suo sviluppo richiedono una nuova coscienza morale, una diffusa consapevolezza delle responsabilità che l’estensione del nostro potere tecnologico ci impone.

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